Lo sbocco in mare del torrente Bisagno, che attraversa la città di Genova da nord a sud. La messa in sicurezza del corso d’acqua dura da decenni (foto Regione Liguria).
Il torrente Bisagno con i suoi 30 km taglia da nord a sud la città di Genova, in uno dei territori più edificati d’Italia, per giungere in mare al quartiere Foce. Spesso in secca, è capace di provocare alluvioni in caso di piena, come accaduto nell’ottobre del 1970, negli anni Novanta, il 4 novembre del 2011 e, da ultimo, il 9 ottobre 2014.
La storia della messa in sicurezza della città di Genova dalle alluvioni è storia antica. E complessa, molto complessa. È la storia del rapporto sbagliato tra il fiume e la città, tra la natura e lo sviluppo urbano e industriale del capoluogo, tra lo scorrere dei corsi d’acqua e la loro tombinatura e cementificazione delle sponde e dei letti dei torrenti. È forse uno degli esempi paradigmatici dell’insensatezza delle scelte dell’uomo nei confronti del proprio ambiente. Ma è anche storia dei ritardi della politica e delle istituzioni, delle burocrazie, del sistema dei lavori pubblici del nostro paese: di un’Italia più attenta al rispetto formale delle regole che delle regole della natura. In mezzo a questa storia ci stanno i disastri, le alluvioni, i morti, i feriti, i danni delle esondazioni del torrente Bisagno, che con i suoi 30 km taglia da nord a sud la città, in uno dei territori più edificati d’Italia, per giungere in mare al quartiere Foce.
Un torrente, il Bisagno, che insieme al Polcevera è uno dei principali corsi d’acqua del capoluogo ligure; spesso in secca, ma capace di provocare alluvioni in caso di piena, come accaduto nell’ottobre del 1970, negli anni Novanta, il 4 novembre del 2011 e, da ultimo, il 9 ottobre 2014. Nella penultima esondazione, quella di quattro anni fa, l’acqua arrivò fino alla stazione ferroviaria di Brignole. Ma i danni maggiori e le sei vittime causate da quell’evento furono provocate dall’esondazione di un altro corso d’acqua, il Rio Fereggiano, che si immette nel Bisagno stesso. Quindi, a Genova, a non funzionare come dovrebbe è l’intera rete dei corsi d’acqua: i torrenti Lentro, Canate e i rii Geirato, Torbiso, Molassano e il Fereggiano, appunto.
Fu a cavallo degli anni Venti e Trenta del secolo scorso che venne realizzata la copertura del torrente Bisagno, con
un intervento che, nel tempo, all’incedere dell’urbanizzazione, ha reso
ancora più critica la situazione, tanto che nel settembre del 1953,
dopo nove giorni di pioggia intensa, si verificarono degli allagamenti
fino alla zona centrale della città. Fu il Piano di bacino del dicembre
2001 a rilevare che «l’elevato rischio di esondazione, dovuto al
superamento della capacità di smaltimento del tronco canalizzato e
coperto, comporta pericolosi effetti di rigurgito a monte.
Tali effetti si ripercuotono fino alla confluenza del rio Fereggiano e
sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di
attraversamento e di strutture interferenti con l’alveo».
Quattro anni dopo la denuncia contenuta nel Piano di bacino,
partirono i lavori di rifacimento del primo lotto della copertura del
Bisagno (70 milioni di euro il costo), che furono ultimati nel gennaio
del 2009, con un aumento di portata d’acqua da 400 a circa 600 metri
cubi al secondo. Sempre nel 2009 fu avviato l’iter per la realizzazione
del secondo lotto di rifacimento della copertura del torrente (130
milioni), quello che comprende il tratto dalla questura di Genova fino
alla stazione di Brignole. Lotto che è stato finanziato, appaltato e poi
sospeso per ben trenta mesi, a causa di ricorsi e contro ricorsi e che
fu infine sbloccato solo nell’ottobre del 2014. Un percorso accidentato,
ma che merita di essere raccontato, in quanto anch’esso paradigmatico del mal funzionamento del sistema italiano degli appalti e della magistratura amministrativa.
Ben due, infatti,
nell’aprile del 2012, sono stati i ricorsi presentati dai due consorzi
di imprese escluse dall’assegnazione dei lavori: il primo al Tar della
Liguria, il secondo a quello del Lazio. Nel febbraio 2013, il Tribunale
amministrativo ligure ha accolto le tesi dei consorzi ricorrenti e ha
disposto l’annullamento dell’intera procedura di gara e l’aggiudicazione
dei lavori. Contro questa sentenza il raggruppamento vincitore
dell’appalto e il commissario straordinario hanno presentato appello al
Consiglio di Stato. Il quale, con sentenza dell’ottobre 2013, pubblicata
solo nel gennaio 2014, ha annullato la sentenza del Tar Liguria e
dichiarato la competenza funzionale del Tar del Lazio.
È stato quindi riproposto il
ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio che ha accorpato i due
nuovi ricorsi con quelli presentati nel 2012, che sono stati esaminati
solo nel settembre del 2014. L’atto finale di questa tormentata vicenda è
stato scritto nell’ottobre del 2014, con il deposito delle motivazioni
della sentenza del Tar Lazio che ha respinto i quattro ricorsi. Furono i
poteri commissariali attribuiti l’anno scorso dallo Sblocca Italia
all’allora presidente della regione Liguria, Claudio Burlando, e non più
a soggetti esterni alle istituzioni locali, a decretare che i lavori
sarebbero potuti ripartire.
«Di certo, aver
attribuito ai presidenti di regione i poteri commissariali è stata una
buona scelta, che ha ricondotto la materia nell’alveo istituzionale – afferma Luca Berruti,
funzionario del settore Assetto del territorio della Regione Liguria e
attualmente co-coordinatore dell’Ufficio speciale istituito dal
Commissario straordinario per il Bisagno –. Per quanto riguarda la
copertura del secondo lotto dei lavori del torrente, siamo prossimi alla
validazione del progetto esecutivo e alla predisposizione degli atti di
gara, che potrebbe essere pubblicata già prima dell’estate o al massimo
ai primi di settembre».
Tre sono gli stralci previsti da questo progetto: il
primo, di 15,5 milioni di euro e finanziato con economie recuperate dai
fondi delle Colombiane (che risalgono al 1990; nda), è stato affidato
nel 2009 attraverso un’estensione del contratto del primo lotto e
completato nel 2011; il secondo stralcio, del costo di 35,7 milioni di
euro, è quello attualmente in corso (i lavori, che avranno una durata
contrattuale 840 giorni con ultimazione prevista per il 1° agosto 2017,
sono stati consegnati il 14 aprile 2015); il terzo stralcio del secondo
lotto completerà l’adeguamento idraulico della copertura (il costo
previsto dell’opera è 95 milioni di euro e il progetto è in corso la
validazione).
Va comunque detto che l’intervento sulla copertura del Bisagno è un’opera tecnicamente complessa per diversi ragioni: sull’area
gravitano oltre centomila persone, è uno snodo ferroviario e
metropolitano importante e un nodo viabilistico cruciale della città.
Per questo i lavori di messa in sicurezza procederanno per fasi, in
relazione alla complessità del contesto urbano.
«Il progetto prevede tempi lunghi di realizzazione – continua Berruti – dovuti alla viabilità che va garantita e alla presenza dei sottoservizi: oggi stimiamo un tempo che varia da sessanta a sessantacinque mesi, ma un dato esatto lo avremo dopo la revisione dell’esecutivo».
«Il progetto prevede tempi lunghi di realizzazione – continua Berruti – dovuti alla viabilità che va garantita e alla presenza dei sottoservizi: oggi stimiamo un tempo che varia da sessanta a sessantacinque mesi, ma un dato esatto lo avremo dopo la revisione dell’esecutivo».
Una volta realizzato
l’intero tratto coperto, dalla stazione ferroviaria di Brignole al mare,
la portata del Bisagno aumenterà sensibilmente, riducendo in maniera
significativa il pericolo di inondazioni. Allo stesso tempo, il
rifacimento della copertura permetterà di rimediare il degrado
strutturale dell’opera, adeguandola ai carichi previsti dalle attuali
normative in materia di infrastrutture. Con l’intervento di rifacimento
della copertura la portata attuale di 500 mc/sec aumenterà a 850.
Lo scolmatore del Bisagno. La sistemazione idraulica del Bisagno rientra nelle nove
emergenze individuate a livello nazionale dal «Piano degli interventi
strutturali per la riduzione del rischio idrogeologico in aree urbane ad
altissima vulnerabilità» redatto dal dipartimento della Protezione
civile. Come da tante altre parti d’Italia, questa volta alcuni
decenni prima dell’impressionante espansione urbanistica degli anni
Sessanta, che cambiò radicalmente anche il volto di quella zona di
Genova, la parte finale del torrente è stata tombinata e da allora il
Bisagno, che tanti danni produce con le sue periodiche esondazioni,
scorre al di sotto di due importanti viali cittadini, i viali Brigata
Bisagna e Brigate Partigiane, per poi sfociare nei pressi del quartiere
fieristico di Genova.
Si tratta di un’area a elevatissima criticità idraulica, dovuta alla grave insufficienza di spazio per il deflusso delle acque.
L’alveo attuale, in particolare nel tratto terminale coperto, non è
infatti in grado di smaltire portate di piena anche ordinarie. In caso
di forti piogge, le acque rischiano quindi di tracimare inondando i quartieri della Foce e di Borgo Incrociati e mettendo a rischio anche piazza della Vittoria e le vie limitrofe.
Dal 1945 a oggi si sono contati almeno sette eventi alluvionali di una
certa rilevanza che, oltre a danni ingentissimi (dell’ordine delle
centinaia di milioni di euro), hanno causato la perdita di 22 vite
umane: cinque nel 1945, dieci nel 1970, sei nel 2011 e uno nell’ultima,
quella del 2014.
Il progetto – finanziato
dalla Regione con 4,2 milioni – è stato approvato dalla Provincia di
Genova nel 2007 solo in linea tecnica per mancanza della copertura
finanziaria (costo dell’opera 230 milioni) e prevede la realizzazione di
una galleria di scolmo lunga 6 km e 650 metri, in grado di allontanare
dall’alveo naturale del torrente Bisagno una portata massima, in
occasione di eventi di piena di 200 anni, di 417 mc/sec. La galleria
intercetta lungo il suo cammino le portate del torrente Fereggiano e dei
rii Rovare e Noce, innalzando la portata di altri 100 mc/sec circa.
Il complesso delle opere previste in progetto prevede la realizzazione dello sbarramento e della presa sul torrente Bisagno (sfioratore
a soglia fissa di 100 metri di lunghezza, che immette in un canale
collettore, di sezione rettangolare, che fa defluire le acque nella
galleria di derivazione con una portata di 420 mc/sec; le opere sono
completate da una briglia di monte, con una risagomatura del fondo
dell’alveo fino alla sezione di sbarramento); della galleria principale di adduzione delle acque di piena
(lunga 6.650 metri, diametro interno di 9,5 metri e che termina
all’altezza di corso Italia; sul suo cammino intercetta le portate dei
torrenti Fereggiano, Rovare e Noce; la portata massima di progetto è di
513 mc/sec); delle opere di presa sul torrente Fereggiano e dei rii minori (si
tratta di un’opera di derivazione, di un pozzo a vortice, di un canale
di imbocco, di una camera di fondo e di una galleria di collegamento tra
il pozzo e la galleria principale); dell’opera di sbocco a mare (per
consentire il deflusso a mare delle portate scolmate anche in occasione
di condizioni meteo avverse, per garantire il miglior funzionamento
idraulico e l’inserimento dell’opera nel contesto è previsto
l’avanzamento della linea di costa con la realizzazione di una nuova
scogliera di protezione a terra: una mantellata costituita da massi
naturali di 8-12 tonnellate).
Grazie ai finanziamenti
nazionali del «Piano delle città» del 2013 e dopo la comparazione delle
possibili soluzioni progettuali, fu deciso di individuare un primo lotto
funzionale finalizzato a scolmare solo le portate del Fereggiano (i
lavori, con un costo di 45 milioni di euro – 25 dei quali da fondi
nazionali, 15 dal comune di Genova e 5 dalla Regione – sono già stati
appaltati) e dei corsi d’acqua Noce e Rovare. Dalla progettazione
esecutiva del canale scolmatore del Bisagno dovranno quindi essere
stralciate le opere già previste nel primo lotto, quali le opere di
presa del Fereggiano e dei rii Rovare e Noce e delle relative gallerie
di raccordo con quella principale, la galleria di servizio di valle e le
opere di sbocco a mare a valle di corso Italia.
«Per lo scolmatore – prosegue il funzionario della regione Liguria – stiamo
definendo l’incarico per le necessarie modifiche al progetto, che ha
qualche anno di vita e deve essere aggiornato con le attuali normative
tecniche, per andare poi in appalto integrato dei lavori. Stiamo
ricercando un accordo coi progettisti, a suo tempo incaricati per la
redazione del progetto definitivo, per effettuare i necessari
aggiornamenti e integrazioni agli elaborati. Entro l’anno, se
l’intervento verrà finanziato, si potrà quindi procedere all’affidamento
della progettazione esecutiva e alla realizzazione dei lavori».
Il progetto – il cui committente è stato fino al 31 dicembre scorso la Provincia di Genova e dal 1° gennaio 2015 la Città metropolitana di Genova e che usufruisce di un finanziamento regionale di 4,2 milioni – è stato affidato, con una gara europea, a un’associazione temporanea di imprese formata dalla società veronese Technital, come capogruppo, da Sogreah e dagli studi di ingegneria Galli e Majone&Partners.
Il progetto – il cui committente è stato fino al 31 dicembre scorso la Provincia di Genova e dal 1° gennaio 2015 la Città metropolitana di Genova e che usufruisce di un finanziamento regionale di 4,2 milioni – è stato affidato, con una gara europea, a un’associazione temporanea di imprese formata dalla società veronese Technital, come capogruppo, da Sogreah e dagli studi di ingegneria Galli e Majone&Partners.
Gli altri interventi. Per
il Bisagno è previsto un altro intervento, questa volta nel tratto
compreso da ponte Monteverde e il ponte Feritore, che prevede la
realizzazione di un nuovo argine sulla sponda destra e di consolidare la
sponda sinistra per circa 2 km: lavori che complessivamente valgono 33
milioni di euro, sulla base di un progetto definitivo finanziato nel
2002 con 500mila euro dalla regione Liguria. Per il torrente Fereggiano,
l’iter dei lavori per la realizzazione del canale scolmatore procede:
la progettazione delle opere è conclusa e, dopo l’approvazione del
progetto da parte del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, sono
stati approvati sia il progetto definitivo sia quello esecutivo, e
aggiudicati e definitivamente consegnati i relativi lavori.
Vi è infine un progetto,
finanziato dalla Regione e realizzato dalla Città metropolitana, che
prevede la sistemazione e la riqualificazione complessiva del litorale
di corso Italia, da punta Vagno a Boccadasse, con opere strutturali
previste per allungare e proteggere le spiagge dall’erosione delle
mareggiate. Si tratta di un intervento di 3,8 milioni di euro, di cui
1,5 finanziati dal bilancio dell’ex Provincia, il cui progetto è stato
frutto della concertazione e della condivisione, oltre che con il comune
di Genova, con gli operatori balneari, le società sportive e le
associazioni che operano sul litorale.
Genova guarda a Italia Sicura. Nella
sede della Regione, che dal 31 maggio scorso ha cambiato guida politica
passando da Claudio Burlando (Partito democratico) a Giovanni Toti
(Forza italia), si respira un’aria di attesa e di speranza riguardo le
promesse del governo e del programma di Italia Sicura e della sua
Struttura di missione.
«Il piano del governo per la messa in sicurezza della città di Genova – conclude Berruti – prevede interventi per 275 milioni di euro: 165 milioni destinati ai lavori di realizzazione del canale scolmatore del Bisagno, 95 per completare l’adeguamento della copertura, 10 milioni per la realizzazione delle gallerie sui rii minori che confluiranno nel torrente Fereggiano e 5 milioni, sempre per il Fereggiano, che andranno a sostituire i fondi regionali a suo tempo decurtati. A questi si sommano i 35 milioni di fondi per il cantiere del Bisagno, frutto dell’accordo di programma del 2010 con il ministero dell’Ambiente, che ha stanziato 30 milioni di euro; gli altri 5 provengono dalla Regione».
«Il piano del governo per la messa in sicurezza della città di Genova – conclude Berruti – prevede interventi per 275 milioni di euro: 165 milioni destinati ai lavori di realizzazione del canale scolmatore del Bisagno, 95 per completare l’adeguamento della copertura, 10 milioni per la realizzazione delle gallerie sui rii minori che confluiranno nel torrente Fereggiano e 5 milioni, sempre per il Fereggiano, che andranno a sostituire i fondi regionali a suo tempo decurtati. A questi si sommano i 35 milioni di fondi per il cantiere del Bisagno, frutto dell’accordo di programma del 2010 con il ministero dell’Ambiente, che ha stanziato 30 milioni di euro; gli altri 5 provengono dalla Regione».
L’alluvione dell’ottobre 2014 | Scontro di correnti calde e fredde. L’ultima
pesantissima alluvione a Genova e dintorni avvenne il 9 ottobre del
2014: in 24 ore sul capoluogo ligure caddero infatti 395 millimetri di
pioggia. A esondare furono il Bisagno, lo Sturla, il Fereggiano, il Noce
e il Torbella; nella provincia di Genova, a subire la stessa sorte,
sono stati lo Scrivia, lo Sturla, l’Entella e il rio Carpi. Tutto il
sistema delle acque, in quella tragica giornata, saltò. La notte tra il 9
e il 10 ottobre l’acqua del Bisagno superò di 1 metro e 80 centimetri
la quota massima di colmo, mettendo sott’acqua i primi piani delle
abitazioni e trascinando decine e decine di auto fino alla stazione di
Brignole, la cui zona venne interamente allagata, come nel 2011.
L’alluvione, alla fine, è costata un morto, 250 milioni di euro di danni, 25 solo per la città di Genova, 43 comuni del genovese alluvionati. Una
situazione disastrosa, che ha prodotto una reazione spontanea di
migliaia di cittadini genovesi e di altre parti d’Italia accorsi nel
capoluogo, oltre che per protestare per quanto nuovamente accaduto,
anche per ripulire le strade e la case invase dal fango.
La causa scatenante dello straordinario evento meteorologico è da ricercarsi nelle forti precipitazioni
verificatesi su un’area geografica molto ristretta: un evento aggravato
da un forte temporale autorigenerante. L’incontro-scontro del flusso di
aria calda con quello di aria fredda è, infatti, la causa del V-shape
thunderstorm, cosiddetto per la sua forma a «v» e detto anche
autorigenerante. È stato lo scontro tra le correnti fredde
settentrionali del vento di Tramontana della pianura padana e quelle
caldo-umide meridionali del vento di Scirocco del Tirreno, a creare un
microfronte stazionario. In pratica, uno stallo dovuto al flusso d’aria
creato dal moto convettivo delle correnti, che rimanevano bloccate sulla
zona. Le precipitazioni temporalesche si autoalimentavano, per ricadere
subito dopo nelle zone già duramente colpite.
Dal Governo 350 milioni per Genova. Una
buona notizia, a inizio luglio, per Genova. Sbloccati 350 milioni
provenienti dal Piano stralcio delle grandi aree urbane contro il
dissesto idrogeologico. Con la pubblicazione in gazzetta ufficiale della
delibera Cipe 153 del 20 febbraio scorso, sono stati infatti confermati
e attribuiti i 600 milioni messi a disposizione grazie al lavoro della
Struttura di missione #italiasicura del direttore Mauro Grassi per conto
del governo Renzi. Per la precisione si tratta di 560 milioni provenienti dai fondi si sviluppo e coesione per il periodo 2014-2020 e di 150 milioni individuati dal Cipe sulla
base di fondi esistenti, ai quali si aggiungono 110 milioni per il
fondo progettazione. Una bella fetta della torta dei finanziamenti del
Piano stralcio, che conta complessivamente 1.250 milioni (600 finanziati
e 650 da finanziare con la prossima legge di Stabilità), va al
contrasto al dissesto idrogeologico per la zona di Genova e quindi alle
opere di messa in sicurezza del torrente Bisagno.
Interessati dal provvedimento
governativo gli interventi anti-dissesto anche altre città, oltre
Genova: Milano, Torino, Bologna, Firenze, Padova, Roma, Napoli, Catania,
Reggio Calabria, Olbia. Dopo la firma del decreto della presidenza del
consiglio dei ministri, sarà necessario sottoscrivere gli accordi di
programma tra le regioni interessate, il ministero dell’Ambiente e
l’Unità di missione, operazione che il direttore Grassi conta di
chiudere entro l’estate. La delibera Cipe ha sbloccato anche 110 milioni
di euro per il fondo di progettazione, risorse che andranno a
finanziare gli enti locali per l’elaborazione dei progetti da inserire
nel Piano anti-dissesto del governo da sette miliardi di euro in sei
anni: gli interventi presentati nel dicembre scorso dalle Regioni, che
valevano complessivamente 22 miliardi di euro, erano ancora fermi in
attesa delle risorse per iniziare la progettazione. Sempre all’interno
dei 22 miliardi, l’Unità di missione sta definendo un pacchetto di
opere, già corredate della progettazione definitiva o di quella
esecutiva, per un nuovo piano stralcio anti-dissesto per il contrasto ai
fenomeni franosi e all’erosione costiere di 1.365 milioni di euro
(1.071 anti-frana e 294 anti-erosione), da finanziare con la legge di
Stabilità 2016.
di Pietro Mezzi
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