Il piano inferiore «è meglio non
visitarlo», perché è mezzo allagato,
oltre che avvolto dalle tenebre, ma salendo al piano di sopra, lasciandosi alle
spalle il semicerchio della sala principale, non si trova alcun conforto. Ci sono i finestroni a picco sul mare e c’è
luce, tanta luce, ma serve solo a illuminare meglio lo sfacelo. Sedici stanze
dotate di una vista unica, soffocate da odori
nauseabondi, costellate da sanitari a pezzi, materassi e reti gettate
qui e là e qualche topo che non ha più trovato una via d’uscita. È questo
l’oggi della Marinella , la storica struttura alberghiera e ristorativa, il
gioiello incastonato sulla passeggiata di Nervi, edificio da anni abbandonato
che, ormai, cade a pezzi oltre ad essere diventato ricovero di extracomunitari,
sbandati, tossicodipendenti e clochard che, divelti i mezzi di dissuasione
installati, vi stanno abusivi. E, se il suo triste destino è ormai noto ai più,
come è visibile a tutti la faccia tutta scritte
e degrado, fa ancora più male vederne gli interni. Perché qui, nel cuore
della nave adagiata sul mare - così l’aveva pensata Giacomo Carlo Nicoli - uno
dei pochi esemplari d’arte razionalista in città, il contrasto tra ciò che è
stato, dagli anni Trenta in poi, e ciò che è adesso, emerge in tutta la sua
brutalità. Così, aumentano solo gli imbarazzi, perché sui 540 metri quadri di
locali che Palazzo Tursi ha l’onere di amministrare, il Comune stesso non
può incidere più di tanto, perché a dettare legge è e non può essere
altro che il proprietario, l’Agenzia del demanio. Un rudere aperto sull’oblio,
perché le burocrazie faticano a uscire dall’abbraccio che azzoppa i sogni di
rinascita. Il problema è finanziario: non solo il milione (a spanne) che
servirebbe per ristrutturare. A pesare, a dispetto della posizione e del
potenziale della struttura, sono anche i tempi: vent’anni, di più l’affidamento
non può durare per legge, ma
questo significa pure meno tempo per ammortizzare l’investimento. Senza contare
i canoni: 60 mila euro l’anno, che il Demanio, nonostante la richiesta di
riduzione presentata dal Comune per rendere l’operazione più appetibile, ha
rifiutato di rivedere. Francamente, se fossi nei panni del Sindaco di Genova, a
meno che non si arrivi alla stipula d’una valida concessione, farei
ristrutturare l'immobile venga a spese della Civica Amministrazione,
con l'utilizzo di sponsorizzazioni di aziende genovesi, per utilizzarlo
come stazione balneare con annesso bar e ristorante, allo stesso modo di tutti
gli stabilimenti comunali che esistono sul litorale della nostra città.
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