Come ogni anno, con sempre maggiore disillusione e con sempre crescente preoccupazione i lavoratori dei Bagni Marina Genovese si apprestano ad affrontare la imminente stagione balneare>: lo dicono i sindacati che accusano la civica amministrazione. Disillusione e preoccupazione per la chiara consapevolezza del degrado che avanza e per la certezza che sarà sempre più difficile fornire ai bagnanti quel servizio che si era distinto per professionalità e qualità dell’accoglienza. C’è anche il serio pericolo che quest’anno si aprano gli stabilimenti senza servizi di ristorazione. Oggi la carenza di organico la scarsità delle risorse, le discutibili scelte gestionali e la poca attenzione dimostrata dal Comune di Genova, proprietario della società di gestione, sta mettendo seriamente in pericolo questo straordinario patrimonio che ha storicamente permesso a Genova la valorizzazione del litorale e il conseguente sviluppo del turismo oltre ad aver permesso ai cittadini genovesi di godere in sicurezza del proprio mare. All’insistente richiesta dei lavoratori di ampliamento e di riqualificazione dell’offerta del sistema della balneazione, che avrebbe permesso il tanto sospirato ampliamento del tempo di lavoro, promesse tante, fatti zero. Un esempio per tutti: dove è finito il tanto pubblicizzato progetto dell’ostello a S. Nazaro? Nel 2001 la società Bagni Marina Genovese, fortemente voluta dall’amministrazione di allora, nacque dalla privatizzazione dell’Azienda Bagni direttamente gestita dal Comune con l’ambizione di “svolgere attività di organizzazione, promozione diffusione della pratica di qualsivoglia sport, organizzazione e gestione del tempo libero, di intrattenimenti di qualsivoglia natura, gestione di impianti sportivi ,bar, ristoranti tavole calde locali notturni e diurni ,discoteche sale da ballo, impianti ed attrezzature di qualsivoglia genere ivi compresa la gestione di stabilimenti balneari e di spiagge libere attrezzate,nonché il noleggio di attrezzature di ogni tipo” (Statuto 2001). Di fronte a tale prospettiva fu facile per l’amministrazione convincere i lavoratori dell’azienda bagni a impegnarsi in una nuova un’azienda che in poco tempo avrebbe garantito loro la piena occupazione e lo sviluppo delle professionalità esercitate. Dopo 14 anni di immobilismo o addirittura di contrazione della società è difficile credere a ulteriori promesse che non possono che configurarsi come una presa in giro per sopravvivere e fronteggiare la stagione corrente, nella totale insicurezza per quella successiva. Una situazione sempre più difficile, visto che nel 2001 la società aveva un organico di 70 addetti che svolgevano attività presso 3 stabilimenti (San Nazzaro, Scogliera, Janua), che invece oggi funzionano con 40 dipendenti. Ormai da troppo tempo si fronteggiano le stagioni balneari in modo approssimativo, con un organico ridottissimo, chiedendo uno sforzo eccezionale, con false promesse di miglioramenti futuri, sfruttando il bisogno di lavorare, la fiducia e il senso di responsabilità dei dipendenti, che, nel tempo, si è dimostrato essere superiore a quello dei dirigenti che si sono avvicendati in azienda”, dichiarano ancora i sindacati. E’ ora che amministratori e dirigenti dicano con chiarezza se vogliono abbandonare gli stabilimenti balneari che rappresentano un pezzo di storia e di cultura della città, a una lenta fine nel progressivo degrado oppure, come ci auspichiamo, prendano una decisione che superi l’ottica miope e sterile nella quale si sono arroccati e trovino una soluzione che rilanci veramente il servizio e dia un lavoro dignitoso a questi dipendenti che senza paura di essere smentiti potremmo definire i più vecchi precari dell’amministrazione genovese. Intanto continuano a lavorare 4 mesi all’anno senza la prospettiva di un lavoro che permetta una vita dignitosa. A nulla è servito che si siano resi disponibili per qualsiasi attività. Per loro solo cavilli burocratici, per questi lavoratori che si possono definire “i più vecchi precari del Comune di Genova” nessuna prospettiva, solo il timore di essere trascinati alla deriva insieme ad una società senza futuro. Si aspetta forse il peggio per svendere ai privati?
sabato 30 aprile 2016
Bagni Marina Genovese: dal Comune solo promesse e va sempre peggio
Come ogni anno, con sempre maggiore disillusione e con sempre crescente preoccupazione i lavoratori dei Bagni Marina Genovese si apprestano ad affrontare la imminente stagione balneare>: lo dicono i sindacati che accusano la civica amministrazione. Disillusione e preoccupazione per la chiara consapevolezza del degrado che avanza e per la certezza che sarà sempre più difficile fornire ai bagnanti quel servizio che si era distinto per professionalità e qualità dell’accoglienza. C’è anche il serio pericolo che quest’anno si aprano gli stabilimenti senza servizi di ristorazione. Oggi la carenza di organico la scarsità delle risorse, le discutibili scelte gestionali e la poca attenzione dimostrata dal Comune di Genova, proprietario della società di gestione, sta mettendo seriamente in pericolo questo straordinario patrimonio che ha storicamente permesso a Genova la valorizzazione del litorale e il conseguente sviluppo del turismo oltre ad aver permesso ai cittadini genovesi di godere in sicurezza del proprio mare. All’insistente richiesta dei lavoratori di ampliamento e di riqualificazione dell’offerta del sistema della balneazione, che avrebbe permesso il tanto sospirato ampliamento del tempo di lavoro, promesse tante, fatti zero. Un esempio per tutti: dove è finito il tanto pubblicizzato progetto dell’ostello a S. Nazaro? Nel 2001 la società Bagni Marina Genovese, fortemente voluta dall’amministrazione di allora, nacque dalla privatizzazione dell’Azienda Bagni direttamente gestita dal Comune con l’ambizione di “svolgere attività di organizzazione, promozione diffusione della pratica di qualsivoglia sport, organizzazione e gestione del tempo libero, di intrattenimenti di qualsivoglia natura, gestione di impianti sportivi ,bar, ristoranti tavole calde locali notturni e diurni ,discoteche sale da ballo, impianti ed attrezzature di qualsivoglia genere ivi compresa la gestione di stabilimenti balneari e di spiagge libere attrezzate,nonché il noleggio di attrezzature di ogni tipo” (Statuto 2001). Di fronte a tale prospettiva fu facile per l’amministrazione convincere i lavoratori dell’azienda bagni a impegnarsi in una nuova un’azienda che in poco tempo avrebbe garantito loro la piena occupazione e lo sviluppo delle professionalità esercitate. Dopo 14 anni di immobilismo o addirittura di contrazione della società è difficile credere a ulteriori promesse che non possono che configurarsi come una presa in giro per sopravvivere e fronteggiare la stagione corrente, nella totale insicurezza per quella successiva. Una situazione sempre più difficile, visto che nel 2001 la società aveva un organico di 70 addetti che svolgevano attività presso 3 stabilimenti (San Nazzaro, Scogliera, Janua), che invece oggi funzionano con 40 dipendenti. Ormai da troppo tempo si fronteggiano le stagioni balneari in modo approssimativo, con un organico ridottissimo, chiedendo uno sforzo eccezionale, con false promesse di miglioramenti futuri, sfruttando il bisogno di lavorare, la fiducia e il senso di responsabilità dei dipendenti, che, nel tempo, si è dimostrato essere superiore a quello dei dirigenti che si sono avvicendati in azienda”, dichiarano ancora i sindacati. E’ ora che amministratori e dirigenti dicano con chiarezza se vogliono abbandonare gli stabilimenti balneari che rappresentano un pezzo di storia e di cultura della città, a una lenta fine nel progressivo degrado oppure, come ci auspichiamo, prendano una decisione che superi l’ottica miope e sterile nella quale si sono arroccati e trovino una soluzione che rilanci veramente il servizio e dia un lavoro dignitoso a questi dipendenti che senza paura di essere smentiti potremmo definire i più vecchi precari dell’amministrazione genovese. Intanto continuano a lavorare 4 mesi all’anno senza la prospettiva di un lavoro che permetta una vita dignitosa. A nulla è servito che si siano resi disponibili per qualsiasi attività. Per loro solo cavilli burocratici, per questi lavoratori che si possono definire “i più vecchi precari del Comune di Genova” nessuna prospettiva, solo il timore di essere trascinati alla deriva insieme ad una società senza futuro. Si aspetta forse il peggio per svendere ai privati?
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