sabato 9 aprile 2016

Posteggiatori abusivi: dal Porto antico a piazza Dante c’è anche il “pizzo” sulle moto, ma i pm li scagionano: «Sorridevano alle vittime»

 

Dal Porto antico a piazza Dante, dalle automobili dei turisti in visita all’Acquario agli scooter dei genovesi. Il nuovo obiettivo dei parcheggiatori abusivi senegalesi, dopo i pattuglioni e le espulsioni scattate all’Expò, adesso gli interventi di polizia e carabinieri per calmare gli animi di motociclisti esasperati dalle richieste di denaro. E cercare, allo stesso tempo, di arginare la nuova “invasione” di parcheggiatori abusivi che, giorno dopo giorno, sta prendendo forma anche in pieno centro. Per focalizzare l’importanza dell’ultimo aggiornamento in arrivo dalla Procura, bisogna ripartire dalla metà del dicembre del 2015. In due-tre occasioni finanzieri e carabinieri sono stati accerchiati e aggrediti da qualche decina di senegalesi, sorpresi sia a vendere merce contraffatta che a chiedere una sorta di “pizzo” agli automobilisti in procinto di parcheggiare nelle vicinanze nel posteggio scoperto a due passi dal Cineplex. Nello spazio di qualche settimana, mentre il prefetto Fiamma Spena interviene, come abbiamo già visto, in prima persona convocando i vertici di Fiamme Gialle, questura e Arma, l’Expo viene discretamente militarizzata. E pure oggi si notano agenti o militari che si danno il cambio, mentre le camionette sono fisse nell’area fra l’Acquario e il Galeone. Così, un gruppo di senegalesi - almeno una decina - si era trasferito da Porta Siberia ed aveva preso possesso proprio del mega parcheggio per scooter in piazza Dante. Qui gli abusivi si radunano ogni mattinata, qui tentano di estorcere denaro a centinaia di genovesi che sistemano il loro mezzo a due ruote: «Mi hanno avvicinato - racconta Walter P., 37 anni, assicuratore, una delle vittime - mentre cercavo un posto. Mi hanno indicato dove mettere il motorino. Poi mi hanno chiesto il denaro: due euro. Altrimenti mi avrebbero danneggiato lo scooter. Subito ho pensato a uno scherzo, quando ho capito che facevano sul serio ho chiamato i carabinieri». All’arrivo dei militari il solito fuggi fuggi di senegalesi. Ormai decisamente avvezzi a questo genere di situazione. «In questi ultimi giorni, sono stati una decina gli interventi per segnalazioni di motociclisti in difficoltà a causa dell’assedio dei parcheggiatori abusivi», sottolineano al comando provinciale dell’Arma, che ha avviato un’indagine sull’offensiva degli abusivi in centro.Purtroppo, gli strumenti in mano alle forze dell’ordine sono piuttosto limitati: espulsione lampo (ma solo se si riesce a reperire qualche posto nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione); sequestro del denaro incassato e multa per violazione del codice della strada.Ma, non soltanto, perché le denunce a carico d’una trentina di parcheggiatori abusivi senegalesi, protagonisti di (ormai decisamente presunte) intimidazioni fra il Porto Antico e Voltri, vanno archiviate. E la motivazione con cui i magistrati cestinano le informative di carabinieri e poliziotti sono semplici : non ci può essere un’estorsione, se colui che in teoria sta compiendo il ricatto sorride alla vittima. Tutt’al più si tratta di comportamenti oppressivi, certo sarebbe meglio se gli automobilisti fossero lasciati in pace. Per dar corpo al reato di estorsione, che presuppone pene parecchio pesanti, dev’essere dimostrato che chi la subisce è stato spaventato, minacciato, che ha avuto davvero paura d’una ritorsione, sottoforma di rigatura, laddove non avesse estratto la canonica monetina per gli improvvisati “sorveglianti” della sua automobile. Il principio fissato dai pubblici ministeri genovesi fa tabula rasa della via giudiziaria per arginare un fenomeno che, nei primi mesi dell’anno, aveva catalizzato l’attenzione, mobilitando persino un paio di comitati per la sicurezza pubblica “dedicati” in prefettura. È chiaro che alla luce degli ultimi pronunciamenti a palazzo di giustizia, l’unica via per prevenire altri soprusi è il controllo delle zone ritenute più battute dagli abusivi, con presidio fisso delle forze dell’ordine. Oppure, come aveva fatto la polizia in un’operazione condotta nei mesi scorsi fra Oregina e Lagaccio, meglio concentrarsi sugli aspetti amministrativi, ovvero l’assenza del permesso di soggiorno. Allo stesso tempo le forze dell’ordine rispolverano, e in alcuni casi avviano da zero, inchieste più strutturate sul fenomeno, contestando sempre l’estorsione e in un caso l’associazione a delinquere. Tre i punti monitorati con maggiore attenzione: Porto antico, piazza Dante-via D’Annunzio-Via Petrarca e via Camozzini a Voltri .
Trattandosi di addebiti - sulla carta - piuttosto pesanti, i vari fascicoli vengono trasmessi ai due pubblici ministeri che si occupano abitualmente di reati riconducibili alla criminalità organizzata, Federico Manotti ed Emilio Gatti.
E nessuno di loro, esaminando le testimonianze delle vittime, se la sente di formalizzare l’addebito di estorsione: è vero che vari testimoni parlano di atteggiamento «invadente, sottilmente minaccioso»; ma in molti, quando hanno posto la domanda cruciale ovvero « se non ti do soldi mi righi la macchina?», si sono visti rispondere con un sorriso. Per i pubblici ministeri non è una minaccia e così le accuse si sbriciolano.

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