Dovrebbe partire da Forte Begato, dopo il fallimento del restauro iniziato negli anni ’90 (a causa degli infiniti atti vandalici che hanno devastato gli interni di un bene già completamente recuperato per cui erano stati dilapidati oltre 10 milioni di euro), ma mai data in concessione e lasciata all’abbandono e al degrado (quanto avremmo risparmiato se in questi anni, invece di abbandonare il forte Begato, si fosse pensato a un sistema di sorveglianza? Mi chiedo), il programma di valorizzazione del sistema difensivo seicentesco dell’antica Repubblica di Genova sottoscritto dal Comune e dall’Agenzia del Demanio. Dopo che, quest’ultima, li ha trasferiti, a titolo gratuito, al Comune. E non si tratta solo dei Forti di Genova: il sistema comprende, infatti, oltre a tutta la cinta muraria genovese che risale ai primi anni del Seicento, una ricchissima serie di polveriere, trincee, torri e altri manufatti magari più sconosciuti a molti genovesi ma studiati con grande attenzione a livello europeo. A breve dovrebbe essere pubblicato il bando per le manifestazioni d’interesse. Lo hanno annunciato gli assessori comunali al Patrimonio e ai Forti, Emanuele Piazza e Italo Porcile. A breve saranno pubblicati una manifestazione d’interesse per i soggetti che intendono rendersi disponibili con propri progetti a effettuare presidio, cura e sostegno agli eventi di promozione nel forte e un bando per la concessione dei locali del bar – ristorante presso la struttura. I progetti dovranno proporre attività coerenti con lo sviluppo dell’ambiente e del territorio. L’offerta potrà prevedere una durata della concessione che va da un minimo di sei a un massimo di quindici anni. Forte Begato sarà il progetto pilota dell’operazione che interesserà tutte le fortificazioni individuate nel programma di valorizzazione. Però, negli ultimi anni, varie testate giornalistiche locali hanno dedicato periodicamente reportage fotografici all’immondizia del Parco delle Mura, per sottolineare l’incuria. Le foto mostrano impietose divani e lavatrici sul ciglio dello sterrato sotto le mura del Forte Sperone e poi a pochi passi dal Forte Diamante.
Le sanzioni, che difficilmente superano i 100 euro, sono previste ma ovviamente inapplicate. E se di notte il furbetto lancia aldilà delle mura di un forte il divano del suo salotto è sicuro di passarla liscia. Per cui viene da domandarsi perché questo nuovo progetto di riqualificazione dovrebbe avere successo a differenza dei diversi tentativi già fatti in passato? Del resto, i quesiti, al riguardo, sarebbero parecchi. Chi dovrebbe occuparsi della pulizia e manutenzione dell’area? Esistono associazioni del territorio cui può esserne affidata la gestione per eventi e iniziative? Con i forti patrimonio dell’Unesco, il centro storico più grande d’Europa, il secondo Acquario piu grande d’Europa, i parchi di Nervi, villa Pallavicini e un patrimonio enogastronomico inestimabile potremmo vivere di turismo e invece grazie all’ottusità della classe politica locale – secondo cui Genova non può essere una città di camerieri – siamo costretti a vedere questa meravigliosa città morire. Noi cittadini non ci siamo dimenticati del suo patrimonio. Ma da solo non basta. Certamente, almeno questa volta sembrerebbe che Tursi si stia muovendo con una certa cognizione di causa: occorrerebbe però uno zoccolo duro e sarebbe auspicabile un coordinamento tra tutti gli enti che per competenza hanno voce in capitolo sui Forti. Sono molte le associazioni che avrebbero interesse alla valorizzazione di questi edifici e che possiedono conoscenze e competenze che vanno necessariamente raccolte e concertate. Non ultimo il “soldo” del privato, lo sponsor. Il rischio? Che una grande occasione per mostrare quanto sia possibile innovare nella gestione del patrimonio naufraghi nella gretta gestione dei beni artistici comunali, in cui troppo spesso siamo incappati in passato. E, c’è questione importante: per le famiglie e turisti manca un collegamento tra l’arrivo della funicolare del Righi e l’imbocco dei sentieri. Sì, perché. I Forti di Genova siano già pronti non già per una trasformazione, ma per un vero e proprio consolidamento di usi e costumi esistenti. Parte tutto dal “mitico” Giro dei Forti, quell’allegra scampagnata fai-da-te che chi prima o chi dopo ha fatto o avrebbe voluto fare. Nulla di codificato, nessuna regola scritta, solo la consuetudine rituale che porta ogni anno tantissimi genovesi a farsi tranquille e gioiose passeggiate sulle alture che cingono la città. Quale idea potrebbe essere migliore di quella che assume questa usanza come una pista tracciata per creare qualcosa di codificato, assistito, divulgato oltre i confini genovesi? Bisognerebbe fare tre cose importanti per rendere il “Giro dei Forti” un modello:
1) investire sul restauro dei Forti, facendo in modo che tutte le strutture siano stabili, sicure e visitabili. Che sia un restauro finalizzato alla conservazione e non alla trasformazione, eccetto nei casi che fossero ritenuti idonei a supportare attività complementari come allestimenti museali o spazi per spettacoli di intrattenimento (che siano musica, teatro, balletto, non importa)
2) investire sulla strutturazione dei percorsi che collegano le strutture, con la necessaria pulizia delle piste, la necessaria segnaletica sia per i camminatori che per i ciclisti (non vorremo mica escludere le mountain bike dal discorso?), allestimento di aree attrezzate per la sosta e i pic nic e tutti quegli interventi necessari per trasformare quello che ora è un giro autonomo e disordinato in un percorso pulito, accessibile e organizzato.
3) investire sui collegamenti per accedere al percorso in tutti i punti da dove è possibile farlo, con un pensiero di riguardo al Trenino di Casella, che tra tutte le opzioni è quella sicuramente che offre – turisticamente parlando – la scelta più suggestiva. Mi immagino che se il percorso fosse “usabile” come si diceva al punto 2, una bella carrozza per le mountain bike per quelli che vogliono iniziare il loro giro da uno dei forti raggiungibili col trenino, sarebbe un’ottima innovazione. L’obiettivo dovrebbe essere quello di realizzare un vero e proprio museo a cielo aperto, puntando fin da subito su nuove attività ricettive nelle strutture meglio conservate, come Forte Sperone e Forte Begato, senza precludere la libera fruizione dei cittadini e cercando di accedere a dei finanziamenti europei che riguardino proprio la riqualificazione dei parchi urbani. Purtroppo, temo che, laddove sia ritenuto troppo difficile realizzare interventi di riqualificazione, il Comune pensi ad una possibile rivendita ai privati (ne ho accennato per quel che concerne il Forte Sperone). Con il duplice obiettivo di risanare le casse pubbliche, riducendo il debito, e di dare lavoro ai privati. Speriamo che il Sistema dei Forti di Genova sia un bene vincolato dalla Sovrintendenza.
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