La notizia era nella mail inviata poco dopo l'una del pomeriggio del 13 aprile al quotidiano genovese Il Secolo XIX da una malata oncologica in cura all’Ist San Martino: «Devo fare la chemio ed è dalle 7.20 che sono qui in attesa. Le terapie non arrivano e noi aspettiamo da ore». Per lei e per altri l’attesa si è prolungata ancora molto. E molto più del solito. Infatti, il laboratorio in cui si preparano i farmaci antiblastici lavorava a ranghi ridotti. Certo, delle cause c'erano: dei cinque infermieri in servizio uno era andato al funerale di una collega e un’altra si era sentita male in mattinata. Però, per i pazienti tutto questo si è tradotto in un attesa infinita, quasi dieci ore prima di essere sottoposti al trattamento. La questione non è condannare due infermieri che, purtroppo, si sono assentati contemporaneamente. Bisogna prendersela con chi ha ridotto l'organico. Con l’organico, appunto, ridotto, la preparazione dei farmaci destinati al day hospital ha subito ritardi di ore: i pazienti entrati in ospedale alla mattina, molti prima delle 7,30 per gli esami di controllo che precedono sempre la chemioterapia, hanno lasciato l’Ist intorno alle 17. Per altri l’attesa è stata ancora più lunga. Questo, perché, a causa dei tagli all'organico, due assenze contemporanee hanno mandato in tilt un reparto di punta per un Irccs oncologico. L’Ufa, il laboratorio Ufa, l’Unità farmaceutica antiblastica che quotidianamente prepara 250 dosi di farmaci antitumorali per i 150 pazienti dell’Ist - San Martino, ma anche per gli ospedali di Chiavari e di Imperia che dipende dall’unità operativa farmacia, tra giugno del 2015 e il primo di aprile di quest’anno ha visto gradualmente sparire i 4 farmacisti precari, ricercatori pagati con i fondi della ricerca, adibiti alla preparazione dei farmaci sperimentali. Ma anche la farmacia è in sofferenza: su un organico di 14 farmacisti, ne mancano 2 per sostituire i quali la direzione generale dell’ospedale ha chiesto una deroga in Regione. Dobbiamo dire, forte e chiaro, basta ai tagli alla sanità pubblica, basta alla trasformazione del sistema sanitario nazionale in un sistema di tipo americano, basta alla politica neoliberista.
venerdì 15 aprile 2016
Scandalo all’Istituto tumori, malati in coda dieci ore in attesa della chemioterapia: bufera sul San Martino
La notizia era nella mail inviata poco dopo l'una del pomeriggio del 13 aprile al quotidiano genovese Il Secolo XIX da una malata oncologica in cura all’Ist San Martino: «Devo fare la chemio ed è dalle 7.20 che sono qui in attesa. Le terapie non arrivano e noi aspettiamo da ore». Per lei e per altri l’attesa si è prolungata ancora molto. E molto più del solito. Infatti, il laboratorio in cui si preparano i farmaci antiblastici lavorava a ranghi ridotti. Certo, delle cause c'erano: dei cinque infermieri in servizio uno era andato al funerale di una collega e un’altra si era sentita male in mattinata. Però, per i pazienti tutto questo si è tradotto in un attesa infinita, quasi dieci ore prima di essere sottoposti al trattamento. La questione non è condannare due infermieri che, purtroppo, si sono assentati contemporaneamente. Bisogna prendersela con chi ha ridotto l'organico. Con l’organico, appunto, ridotto, la preparazione dei farmaci destinati al day hospital ha subito ritardi di ore: i pazienti entrati in ospedale alla mattina, molti prima delle 7,30 per gli esami di controllo che precedono sempre la chemioterapia, hanno lasciato l’Ist intorno alle 17. Per altri l’attesa è stata ancora più lunga. Questo, perché, a causa dei tagli all'organico, due assenze contemporanee hanno mandato in tilt un reparto di punta per un Irccs oncologico. L’Ufa, il laboratorio Ufa, l’Unità farmaceutica antiblastica che quotidianamente prepara 250 dosi di farmaci antitumorali per i 150 pazienti dell’Ist - San Martino, ma anche per gli ospedali di Chiavari e di Imperia che dipende dall’unità operativa farmacia, tra giugno del 2015 e il primo di aprile di quest’anno ha visto gradualmente sparire i 4 farmacisti precari, ricercatori pagati con i fondi della ricerca, adibiti alla preparazione dei farmaci sperimentali. Ma anche la farmacia è in sofferenza: su un organico di 14 farmacisti, ne mancano 2 per sostituire i quali la direzione generale dell’ospedale ha chiesto una deroga in Regione. Dobbiamo dire, forte e chiaro, basta ai tagli alla sanità pubblica, basta alla trasformazione del sistema sanitario nazionale in un sistema di tipo americano, basta alla politica neoliberista.
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